Tips: cosa e’ lo STOP?
Cosa è lo STOP? A cosa si riferisce?
COSA è uno stop è una domanda. A COSA fa riferimento è un’altra domanda.
A COSA fa riferimento? fa riferimento allo scatto che la ghiera faceva nel passare da un valore all’altro quando veniva regolata (sì… un tempo il diaframma si regolava sull’obiettivo e non sul corpo macchina ): passando quindi da un valore all’altro la ghiera aveva un punto di fermo..un arresto.. uno “stop” appunto. quindi muovendo la ghiera si sentivano questi “scatti” e si sapeva di quanti diaframmi interi si stava variando l’esposizione.
COSA è lo stop? è l’unità di misura RELATIVA in fotografia e sta ad intendere una variazione pari ad un raddoppio o ad un dimezzamento (a seconda che sia uno stop in più o in meno rispetto al valore precedente) della luce/luminosità.
Si parla quindi di stop con riferimento alla quantità di luce che entra nella fotocamera e questo, sappiamo, può avvenire indifferentemente per una variazione dei tempi di esposizione (velocità cioè dell’otturatore) o della superficie del foro attraverso cui passa la luce (apertura del diaframma). Es: voglio congelare il movimento quindi mi porto dal tempo di otturazione x a y e compenso di conseguenza aprendo/chiudendo il diaframma di tanti stop quanti ce ne sono da x a y.
Si parla di stop in riferimento alla reattività del materiale fotosensibile (pellicola o sensore) in termini di sensibilità ISO affermando che essa è maggiore o minore di un’altra intendendo che arriverà allo stesso risultato di luminosità utilizzando un sotto o un sopra multiplo di luce. Es: c’è poca luce e dovrei scattare con il tempo x ma voglio invece scattare col tempo y pertanto aumenterò la sensibilità di tanti stop quanti ce ne sono da x a y.
Si parla di stop in riferimento alla luminosità della foto intendendo il risultato che avremmo avuto variando esposizione (o sensibilità, o illuminazione) di un certo valore di stop. Es: ottima composizione ma la foto è sottoesposta di x stop: significa che si sarebbe dovuto dare più luce in misura di x stop appunto.
Si parla di stop in termini di luce fornita: ad esempio sui flashetti da montare sulla fotocamera spesso si regola la potenza in variazioni di frazioni di stop (di solito 1/3), nei flash professionali da studio si hanno variazioni anche di 1/10 di stop. Es: la foto risulta sottoesposta di 1 stop: significa che dobbiamo raddoppiare l’intensità della luce.
Virtualmente, se sto fotografando in una stanza e la foto risulta troppo luminosa di 1 stop… mi basterà abbassare la serranda per metà della dimensione della finestra per avere una riduzione della luminosità pari ad 1 stop. Ho detto “virtualmente”… entrano in gioco altre variabili… non prendete la cosa alla lettera
Lo stop quindi è l’unità di misura esposimetrica in fotografia e come detto è una misura RELATIVA: non esprime cioè una quantità fisica (come i kg o i litri) ma esprime un rapporto matematico riferito alla quantità precedente: esso, lo stop, è quindi una variazione atta a dimezzare o raddoppiare la quantità di luce o la luminosità.
Il problema con i diaframmi si pone in quanto i valori numerici che lo esprimono (il diaframma) non si raddoppiano o dimezzano ogni stop come invece fanno i tempi e gli iso:
!/125 fa passare la metà della luce di 1/60 e il doppio della luce che passa in 1/250
100ISO richiede una quantità di luce doppia rispetto a 200ISO e la metà di quella che richiede un 50ISO
500w di luce danno (virtualmente) il doppio di 250w e la metà di 1000w.
in tutti questi casi i numeri che esprimono le grandezze sono il doppio o la metà del numero che esprime la grandezza precedente
ma f2.8 fa passare il doppio della luce che fa passare f4 anche se il numero non è raddoppiato! questo perchè come è noto stiamo parlando del diaframma RELATIVO e non del diaframma assoluto.. che nessuno di noi conosce nè è interessato a conoscere… i numeri esatti li lasciamo agli ingegneri a noi interessa l’utilizzo dello strumento… e quindi usiamo una scala di diaframmi relativi ovvero i cui numeri sono il rapporto matematico tra valori esatti, in particolare tra la lunghezza focale e il diametro del foro/diaframma
Perchè? perchè in questo modo avremo una scala universale che indica non la luce che entra ma quella che arriva in fondo all’obiettivo, sul sensore quindi, indipendentemente da quale fotocamera e da quale obiettivo stiamo usando.
…ce lo ricordiamo vero che la luce decade al quadrato con la distanza? ne consegue che dentro un 300mm cammina di più che dentro un 20mm e di conseguenza si indebolisce di più… e siccome la foto non la fa la foto che entra bensi quella che esce dal fondo dell’obiettivo… dobbiamo disporre di una scala che tenga conto di tale decadimento senza stare a fare i calcoli ogni volta che cambiamo obiettivo! ecco perche una scala RELATIVA. difatti un 300mm a f2.8 ha un buco enorme, un 20mm a f 2,8 ha un buchetto piccolissimo: la quantità di luce che entra è quindi molto diversa, ma in virtù del differente grado di decadimento a causa della differente distanza che la luce deve compiere all’interno, otteniamo in uscita verso il sensore esattamente la stessa quantità di luce.
Solitamente… queste sono la lezione n 2 e n 5 del corso base… ma d’altra parte un corso base è sostanzialmente esposizione & profonditàdicampo 😀