La Stampa del Catalogo LUCE
Dopo la realizzazione del volume LUCE, a coronamento del lavoro portato avanti dal Gruppo di Lavoro Foto Artisti, qualcuno mi chiedeva qualche informazione sul processo di stampa tipografica. In effetti per chi non abbia mai avuto occasione di varcare la porta di una Tipografia industriale può essere interessante scoprire come le nostre foto si trasformino in qualcosa di tangibile e che sia possibile condividere dal vero e non con un virtuale pollicione sul web! Proverò quindi a riassumere brevemente quanto è stato fatto.
Prima di tutto si deve creare l’impaginazione del volume e serve quindi creare un file con apposito software di DTP (desktop publishing) e no… word non va bene! Qui verranno quindi disposti testi ed immagini in apposite caselle organizzate in “gabbie”.
Completata l’impaginazione si procede alla fase di verifica e controllo sia dei testi che della grafica (ogni casella va ricontrollata con precisione di millesimi di millimetro).
A questo punto il file è pronto salvo che si deve verificare la resa delle immagini! Come sapete ciascun monitor è diverso dall’altro ma soprattutto noi ragioniamo su trasparenze (i file a monitor, fatti di pixel luminosi) mentre poi avremo un opaco (la stampa fatta di inchiostro steso sulla carta). La famosa differenza tra Sintesi Additiva (R G B che si sommano nel nostro occhio) e Sintesi Sottrattiva (le gocce di inchiostro C M Y K che sottraggono una all’altra questa o quella componente cromatica, viste attraverso la luce bianca che vi si riflette).
E quindi?
Cercherò di usare linguaggio e termini comprensibili a tutti, anche e soprattutto per chi non ha alcuna esperienza di Tipografia: mi perdoneranno, al contrario, quanti, più esperti, troveranno inevitabilmente semplificazioni al limite dell’inesattezza ma come detto non è un trattato scientifico od un articolo tecnico bensì solo un racconto semplice e semplicistico per condividere, con chi fosse curioso, il percorso svolto una volta selezionate le foto.
E quindi, dicevamo, serve fare delle prove di stampa (Chromaline Digitali) fornendo allo stampatore dei pdf con le immagini così che lui le stampi nel modo più fedele possibile alla stampa definitiva: il Chromalin viene effettuato con sistemi digitali (usando una stampante tipo la vostra ma molto molto ma davvero molto più sofisticata e precisa) mentre la stampa sarà Off-set: inchiostro su carta!
Un minimo di scarto resterà sempre ma è la massima approssimazione possibile che le tecnologie odierne ci consentono (un tempo i Chromaline erano analogici e in teoria più precisi ma c’erano di mezzo 2 ulteriori variabili, 2 ulteriori processi chimici che potevano quindi inficiare molto questa , teorica, maggiore precisione. Evviva il digitale!
Tutto questo un tempo lo faceva il Cromista…figura mitologica estinta in un lampo dal digitale e riciclatasi come Grafico, Tipografo, ecc. Il tutto ora avviene abitualmente in uno dei reparti della Tipografia.
Una volta verificate le prove colore (i Chromaline: continuiamo a chiamarli così noi che abbiamo qualche lustro di esperienza… i cccciovani dicono solo “provecolore”) c’è il famoso “visto si stampi” che ai tempi era apposto (con tanto di firma!) in modo autografo dal Cliente (voi) ovvero dal Responsabile di Produzione (io) sul Chromaline che sta ad indicare che le prove vanno bene e quindi eventuali risultati diversi sono responsabilità dello stampatore, se la stampa corrisponde ma non piace… sono cavoli di chi ha firmato!
A questo punto si stampa.
Prima di tutto la Tipografia rimaneggia il pdf per sistemare le pagine sui fogli di carta: noi abbiamo un 42×29,7 cm (le due pagine aperte, no?) ma i fogli, in questo nostro caso, sono 64x88cm che ospitano 8 delle nostre pagine… tutte attaccate! Più altre 8 dall’altro lato: il famoso “sedicesimo” che avrete sentito nominare certamente.
Ora il Tipografo può fare il suo lavoro. Il Fotolitista (che ormai è figura interna alla Tipografia… la quale si chiama così ma non usa i “tipi” da decenni! Sai cosa sono i “tipi” da stampa? magari ne parliamo in altra occasione…) inserisce il pdf nella Fotounità che “stampa” il file su delle lastre di zinco (né più né meno di quello usato per le bare…solo più sottile.) “separando” (è il termine specifico!) i Colori (per noi Ccyano Ygiallo Mmagenta Knero) (al tempo specifica competenza, questa, del Cromista che addirittura prima dell’avvento del DTP, nei primi anni ’90, faceva questo rifotografando materialmente 4 volte ogni foto producendo 4 nuove foto in bn!) uno per ogni lastra. Avremo quindi 4 fogli di zinco che riportano in BN le nostre 8 pagine. Ogni lastra avrà quindi più o meno Densità (che per noi significa “intensità”) a seconda di quanto di quel colore (CMYK) c’è nelle foto. Il mare blu si presenterà quindi molto denso nel C e nel M e poco denso nel Y, logico no?.
Per meglio capire aprite una foto in PS, poi Metodo-CMYK adesso andate nella palette Canali e vedrete 4 foto in BN. Stessa cosa.
Queste 4 lastre hanno però una caratteristica: essendo ricoperte di materiale fotosensibile (abbiamo detto che la Fotounità stampa le nostre pagine sulla lastra no?) accadrà che alcune zone, come detto, riceveranno più luce altre meno. In particolare la lastra andrà in un bagno chimico che (avete mai avuto a che fare coi circuiti stampati elettrici? E’ qualcosa di simile) farà sì che dove la lastra non ha preso luce (dove cioè quella componente cromatica non è presente) non accada nulla… dove invece ha preso luce (e quindi quel colore è presente) la lastra verrà SCAVATA con piccolissimi buchettini… un po’ come i punti neri esplosi sul viso! ma molto ma molto ma proprio molto più piccoli.
A questo punto le lastre vengono montate nella rotativa: ve lo ricordate quando Tom Hanks va in Germania per arrestare Leonardo di Caprio? Dove stava lui? Zompettava tra le “torri” di una rotativa*! In quelle torri ci sono i rulli di stampa. Una serie di rulli di caucciù dove uno “pesca” in una vasca piena di inchiostro e ruotando inchiostra un altro rullo che a sua volta ruotando trasferisce l’inchiostro (ormai reso uniforme dal doppio passaggio tra i rulli pressati uno contro l’altro) alla lastra montata anche lei incurvata sul rullo. La lastra contemporaneamente è pressata contro un altro rullo che la pulisce. Perché? Perché così l’inchiostro resterà solo dentro i famosi buchetti di cui sopra! Nella fessura che si crea tra la lastra ed il rullo che la pulisce, vene fatto scorrere il foglio di carta che così viene praticamente “timbrato” dalla lastra con quel colore.
Nel nostro caso (e anche in quello di Di Caprio!) la macchina essendo lunga una quindicina di metri ha ben 4 Torri e quindi il foglio in una unica passata riceve tutte e 4 le “timbrature” uscendo dalla “bocca” già finita!
*in effetti il tutto è un po’ più complesso… diciamo che di base il meccanismo è questo. “rotativa” è qui un termine improprio, difatti la rotativa è quella che stampa con carta continua in bobina come i quotidiani (sono macchine grandi come una palazzina di 3 piani!) e la parola fa infatti riferimento alla rotazione della bobina di carta e non dei rulli caucciù…ma nel tempo si è diffuso l’uso di tale termine anche per le macchine Off-set che stampano in fogli: è una imprecisione ma l’importante è capirsi!
I fogli andranno poi presi, rigirati sottosopra, e riavviati quando saranno state sostituite le 4 lastre della prima facciata (“Bianca”) per stampare così l’altra facciata (“Volta”)… ma non prima di qualche ora perché la carta deve riposare per far asciugare l’inchiostro.
Quindi il Macchinista (quello che in Tipografia materialmente comanda e controlla la macchina) si mette la Provacolore sotto una luce “esatta” a 5500k per vedere i colori esatti ed avvia la macchina in modalità “avviamento” ovvero a bassissima velocità così che lui possa prendere al volo dalla Bocca 1 foglio e metterselo sotto la luce per verificare, ad occhio e ad esperienza, la corrispondenza con la Provacolore. Si aiuterà anche con un Densitometro… un occhio elettronico che misura le gocce di inchiostro. Con una pulsantiera potrà regolare la pressione dei rulletti premi carta, delle guide di registro (dei cosi tipo tergicristalli che spingono la carta più a destra o più a sinistra, piu avanti o più indietro per far sì che le 5 timbrate siano tutte precisamente sovrapposte “a registro”… li vedete i crocicchi sulla prova di stampa? ecco..quello) e soprattutto la pressione dei Calamai (i rubinettini che irrorano di inchiostro i rulli: ce ne sono diversi per ogni rullo… ricordiamo che dobbiamo coprire 64cm!) per far sì che il colore sia omogeneo per tutto il foglio e, quindi, per tutte le pagine!
Quando il Maestro Macchinista (che non va assolutamente disturbato mentre “legge” i fogli!) è soddisfatto infila una fetecchia di carta da recupero sui fogli stampati e avvia la stampa, ovvero urla all’assistente “vai!!!!” e a quel punto la macchina accelera i giri come una Lamborghini in uscita dalla curva ed il rombo avvolge il capannone in una atmosfera generale di euforica festosità! (buttate gli auricolari dell’iphone perché sotto i 300w non si sente nulla!)
La macchina continuerà per il numero di ore necessario a stampare tutti i fogli… poi si fermerà per lo “scarico” delle forche di uscita (la Bocca di prima) dove i fogli hanno riempito il bancale e con un muletto questo verrà messo a riposo in attesa di essere reinserito per la Volta.
Stampata anche la Volta la carta andrà a riposo (mai meno di 24 ore!) in attesa di essere avviata all’Allestitore (figura/impresa spesso interna alla Tipografia) ovvero colui che allestirà i fogli: nel nostro caso si tratta di piegare il foglio col sedicesimo su sé stesso così che ci siano le 16 pagine tutte unite su quella che sarà la costa e unite tra loro una volta dal lato superiore, una volta dal lato inferiore, una volta dal lato esterno (mai capitato di acquistare un libro allestito male con le pagine ancora unite?) a questo punto i sedicesimi vanno al taglio dove verrà tagliato un bordo sui 3 lati così da liberare le pagine. Uniti poi i vari sedicesimi, si provvederà alla Rilegatura. Nel nostro caso l’apposizione con una macchina dei punti metallici e poi andranno alla Piegatrice. Il Rilegatore è la figura specifica che fa tutto questo e anche di più ma non è il nostro caso.
A questo punto i Volumi sono pronti per l’imballo e la consegna e, soprattutto, per il vostro stupore e la vostra soddisfazione!
Godetevi l’inebriante profumo di tipografia prima che svanisca, tornate con la memoria a quando da bambini sfogliavate il sussidiario appena arrivato! Che questi, a differenza di quelli, ormai non usano più inchiostri al piombo!